LA PELLE GIUSTA 1
di Oretta FABBRI (Cidi di Forlì)
Caro fratello bianco, quando sono nato, ero nero, / quando sono cresciuto, ero nero, / quando sono al sole sono nero, / quando sono malato, sono nero, / quando morirò, sarò nero.
Mentre tu, uomo bianco, quando sei nato, eri rosa, / quando sei cresciuto, eri bianco, / quando hai freddo, sei blu, / quando hai paura, sei verde, / quando sei malato, sei giallo, / quando morirai, sarai grigio.
Allora, di noi due, chi è l’uomo di colore.
(Tradizione orale africana)
E’ arrivata Maria, la tirocinante…
Per due settimane, le tirocinanti alunne dell’Istituto Professionale “Roberto Ruffilli” di Forlì[1], saranno ogni giorno con noi.
Maria è la tirocinante assegnata alla nostra sezione dei grandi. Mi presento dandole il benvenuto e la accompagno seguita dai bambini incuriositi dalla nuova amica allo “sgabuzzo” dove può depositare abiti, zaino, libri.
Mentre aspettiamo l’arrivo dei 28 bimbi racconto a Maria come siamo organizzati, la presento ai genitori e ai bambini che entrano, rispondo alle sue prime curiosità.
Osserva le varie routine quotidiane: svestirsi e mettere in ordine i propri cappotti negli attaccapanni, controllare con i genitori la posta individuale, appendere il cartellino con il proprio nome e cognome nell’apposito pannello esterno all’ingresso della sezione, entrare salutando l’insegnante e i compagni, salutare il genitore e inserirsi in un gruppo già al lavoro o organizzarsi autonomamente.
Entra l’addetta al “palmare mensa” come sempre siamo 28 su 28 e finalmente possiamo presentarci a Maria.
Chiamo ogni bimbo per cognome seguendo l’ordine alfabetico del registro di classe (2), ognuno si alza dà la mano a Maria dicendole: – sono…(nome) piacere di conoscerti –
Terminata questa operazione un po’ imbarazzante per alcuni timidoni, spiego ai bimbi come staremo con Maria, cosa le faremo vedere, sentire, le racconteremo la nostra scuola, i nostri giochi, le favole, le canzoni…
I bambini molto incuriositi chiedono a Maria com’è la sua scuola, cosa si fa nella sua scuola, perché lei così grande viene a scuola con noi.
Le presentazioni
La tirocinante, ragazza molto gentile nei modi, nell’aspetto e nella voce si presenta, racconta la sua scuola e come sia felice di stare con noi.
- Anch’io, anch’io, anch’io… - le dicono in coro saltandole addosso come fanno spesso quando arrivano i tirocinanti.
Dice un bimba prendendola per mano: - è bello il colore marrone della tua pelle liscia.
Naturalmente come accade con i bambini, scatta per tutti “il dire” il proprio pensiero.
- Il babbo di Enrico è marrone più scuro di Maria anche se sono nati nello stesso posto.
Mentre continuano a parlare tutti assieme si intrecciano domande, esperienze, saperi e richieste su come fa la pelle a nascere marrone o rosa.
- Ma non è mica rosa la tua faccia.
- Neanche la tua allora.
- La sua sembra bianca trasparente
- Però senti com’è liscia
Queste discussioni sono quotidianità nelle scuole dei piccoli e credo che la funzione di noi adulti sia quella di entrare con leggerezza dentro al “loro dire” e aspettare un nuovo “la” per andare per altre strade.
Mi siedo vicino a Maria che sta cercando di scrivere tutto quello che dicono i bambini.
La invito ad ascoltare i bambini senza scrivere, perché solo con un registratore potrebbe trascrivere tutto. Ascoltandoli attentamente si riesce a capire meglio il senso di ciò che dicono, guardandoli in viso, cogliendo i toni della voce, osservando le posture del corpo.
Ascoltarli in silenzio, guardarli senza interromperli, rispondere solo se interrogati, dà a noi la possibilità di cogliere l’essenziale di ciò che dicono e sanno.
Dialoghi … sulla pelle
Anche loro ci ascoltano e guardano attentamente perché con la sua voce più che squillante un bimbo dice: - Oretta ma te sembri un po’ gialla vicino a Maria e poi lei ha anche i capelli neri e te li hai bianchi come d’argento lucido, e poi la tua pelle ha anche delle righe vicino agli occhi.
Meno male finisce questa completa e reale osservazione della realtà.
- Sai la mia nonna mi ha detto che le righe attorno agli occhi si chiamano zampe di gallina.
- Perché?
- Perché sono grinzate
- Cosa vuole dire?
- Stropicciate
- Oretta ci fai vedere le tue zampe della gallina?
Si avvicinano e mi lascio guardare attorno agli occhi e qualcuno fortunatamente osserva che sono azzurri come il cielo (donne, mai disperare qualsiasi offesa ci rifili Brunetta i bambini ci renderanno sempre il dovuto). Allungo le braccia così riesco a scrollarmene qualcuno di dosso intanto Maria guarda e riprende a scrivere quanto accade.
- Se prendiamo la lente si vede meglio.
Tutti prendiamo le lenti di ingrandimento, inizia la scoperta della pelle del viso, del collo, delle mani, dei piedi…, si vedono le pelurie, i nei, le cicatrici, le impronte digitali, le unghie…
- Oretta, la pelle delle tue mani sembra quella delle zampe dell’elefante.
A fior di pelle
Ogni storia personale è anzitutto una storia di pelle…La pelle esplicita la differenza individuale, ma segnala al contempo il genere sessuale, la condizione sociale, l’età…essa costituisce il punto di contatto con il mondo e con gli altri. Barriera protettiva rispetto agli oggetti esterni, sebbene impotente a trattenere le aggressioni oltre una determinata soglia, essa è così viva in quanto respira, ha rapporti di scambio con l’ambiente, emette odori, traduce gli stati d’animo mediante la consistenza (avere la pelle d’oca),il calore, il colore che la contraddistinguono. Stabilisce il passaggio di stimoli e di senso tra il fuori e il dentro…è luogo di scambio con il mondo: attraverso di essa transitano calore, luce, piacere e dolore.
La qualità del rapporto con il mondo è anzitutto una questione di pelle.
David Breton Il sapore del mondo. Un’antropologia dei sensi R.Cortina ed. (3)
Toccare
…il tatto è il senso principale dell’incontro e della sensualità, è il tentativo di abolire la distanza avvicinandosi all’altro in una reciprocità che si vuole immediata. D. Le Breton
E’ liscia la mia pelle, quella della mia tartaruga è rugosa, quella dei pesci ha le squame che a volte tagliano, il cavallo ha la pelle di pelo, la pecora però se gli tagli la pelle di lana sotto è nuda e rosa. A me mi viene la pelle d’oca quando è freddo che vuole dire che non mi vengono le piume bianche ma tanti puntini con tutti i peli dritti. La mia pelle è liscia come il velluto e la mia mamma dice che la mia è burrosa. Però quando usiamo la creta la pelle diventa secca e rugosa. Delle volte sembra la carta vetrata e le labbra con il freddo si screpolano. Se hai la febbre la pelle scotta.
Cerchiamo tanti tipi di pelle con ricerca di foto e immagini di animali, ricerca di campionari di vari tipi di pelle. La pelle degli alberi: le cortecce. Facciamo il libro “Alfabeto degli alberi dell’Arcobaleno”. La pelle della frutta e della verdura; con un babbo facciamo l’orto con insalata, pomodori, zucche.
Guardare
Ogni mondo è paese
Quando portammo per la prima volta i nostri figli in Africa a conoscere i nonni paterni, venivano rincorsi e additati dagli altri bambini con le grida: yovo! (bianchi) yovo! yovo! i miei pazientarono per i primi giorni ma, siccome la scena si ripeteva di continuo, dovetti spiegare il significato del termine. Giunti a casa, esasperata, mia figlia mi chiese: - papà, perché in Italia mi chiamano negra e qui in Togo mi dicono yovo?
Sreck ha la pelle verde come le rane. Tu sei rosso come un tacchino. Il camaleonte cambia sempre il colore della pelle. (4) La giraffa ha due colori come la zebra. Anche il serpente corallo è di due colori. La pelle del porcello è rosa. Allora perché coloriamo la nostra pelle rosa? Come fa la pelle a diventare marrone?
Perché se la tua pelle è bianca e quella di Maria marrone l’ombra che fate nel muro è nera per voi due? (5)
Sotto la pelle ci sono tante cose, anche lo scheletro che è bianco, è fatto di ossa. Io ho visto l’osso del bue è bianco. Beh! perché non lo sai che tutte le ossa sono bianche?
Visto da vicino,nessuno
è normale.
Caetano Veloso
I tanti campionari trovati per toccare la pelle sono utili anche per vedere i colori della pelle e farne un immenso tappeto da guardare e toccare. Spiegare scientificamente ai bambini come la nostra pelle diventa scura al sole. Maria è nata con la pelle marrone, chi vive al polo nord è molto più bianco di noi. Utilizzare il microscopio per vedere ancora meglio la pelle, le impronte digitali. Procurarsi vecchie radiografie e comporre uno scheletro. Giocare con le ombre.
Due colori di Mohiedden El Labbad
Diventando grande, ho imparato il nome di molti colori. Imparai che il “Blu” non è uno ma ci sono molti tipi di blu, e che “rosso”, “giallo” e “verde” sono molti rossi, gialli e verdi. Quando cominciai a studiare arte, imparai che ci sono molti colori oltre gli essenziali e più conosciuti. Tra questi colori meno noti, incontrai un colore chiamato “carne”, che usavo pronto in tubetti e piccole bottiglie. Molti di noi dipingevano facce, mani e corpi umani con questo color “carne”. In questo tempo lontano, nessuno di noi scoprì che tutti i colori che usavamo erano importati dall’Europa e dagli U.S.A. Non uno di noi scoprì che americani e europei fabbricavano questi colori per loro proprio uso e consumo. Per questo il color “carne” assomigliava al colore della propria pelle e non alla nostra. Un giorno mentre dipingevo, il mio occhio cadde sulla mia mano che usava il pennello che dipingeva corpi e facce con i colori importati, e trovai una grande differenza!
Il colore della mia mano era così differente dal color “carne” con cui stavo dipingendo. Mi stupii e smisi di dipingere, e dopo un attimo smisi di usare questo colore e cominciai a comporre – da solo – un nuovo color carne, e ad usarlo per dipingere volti, mani, braccia e corpi. Il nuovo colore era più simile al colore della mia pelle, e alla pelle del mio popolo.
Mohiedden El labbad è nato al Cairo nel 40, pubblica il suo primo libro per bambini nel 62.
Annusare
Senti che profumo di pesca ha la mia pelle. La pelle del pesce puzza. Anche la tua quando sei sudato.
Sentire il nostro odore e quello dei compagni. Raccogliere frutta, oggetti, materiali per sentirne l’odore. I fiori: fare con le bacche e i petali delle rose la marmellata e l’acqua di rose.
Gustare
La pelle è salata. Se fai il bagno nel mare è ancora più salata. Il mio cane mi lecca sempre, è per dirmi che mi vuole bene. E’ buona la pelle del pollo arrosto è salata con il rosmarino.
La frutta ci consente di gustare la buccia: quella delle mele è dolce, quella dei mandarini è amara, quella delle noci è dura….
Ascoltare
La pelle suona. Se te prendi uno schiaffo la pelle fa un sciac…
Battere le mani su tutto il corpo con tante modalità di battito (mano aperta, un dito il pugno), schioccare le dita, battere il corpo e le varie parti su diverse superfici e materiali.
… Dopo cinquanta minuti che il ciuchino Pinocchio era sott’acqua, il compratore disse, discorrendo da sé solo: - a quest’ora il mio povero ciuchino zoppo deve essere bell’e affogato. Ritiriamolo dunque su, e facciamo con la sua pelle questo bel tamburo. (6)
…ma tu ti consideri un uomo di colore, io mi considero un uomo.
dal film “Indovina chi viene a cena”
1 La pelle giusta di Paola Tabet articolo tratto da “Una Città” rivista edita a Forlì *
Paola Tabet, La pelle giusta, Einaudi ed.
Jerome Roullier, Uomo di colore, Arka ed. (purtroppo introvabile)
2 Sandro Onofri, Registro di classe, Einaudi ed.
3 David Le Breton, Il sapore del mondo. Un’antropologia dei sensi, R.Cortina ed.
David Le Breton, La pelle e la traccia, Meltemi ed.
David le Breton, Il mondo a piedi, Feltrinelli ed.
4 Leo Lionni, Un colore tutto mio, Babalibri ed.
5 Nassera Chohra, Volevo diventare bianca, e/o ed.
6 Carlo Collodi, Pinocchio.
Gunter Grass,,Il tamburo di latta, Feltrinelli ed.
* Una città v. Duca Valentino 11 47100 Forlì 0543 21422 unacitta@unacitta.it http://www.unacitta.it/
La voce dell’innocenza
Quando mia moglie ed io fummo invitati ad una trasmissione televisiva sulla coppia mista, mio figlio di nove anni mi chiese: - perché papà devono fare una trasmissione sulla coppia mista. Cosa vuol dire coppia mista? Risposi: - vedi che papà è nero e la mamma è bianca: noi formiamo una coppia mista. Siccome per la gente è una cosa nuova, vogliono che ne parliamo. Dopo averci pensato per un po’, mi guardò e disse: - boh, per me, una coppia mista…è un uomo che sposa…un robot.
Kossi Komla Ebri, Nuovi imbarazzismi, Edizioni Dell’Arco-Marna.
Kossì nato in Togo nel 54 è cittadino italo-togolese, risiede a Ponte Lambro (Como) è medico presso l’ospedale Fatebenefratelli di Erba.
[1] Roberto Ruffilli era un docente universitario collaboratore di Moro, ucciso nel suo studio a Forlì negli anni ‘80 dalle Brigate rosse.
lunedì 4 gennaio 2010
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carissimi,
RispondiEliminaci vorrebbero tante Orette in giro per il nord-est,ove il razzismo ha attecchito come la gramigna...senza dimenticare che alche il nostro territorio,non è immune da questo diffuso sentimento di pregiudizio ed ostilità verso il diverso,o lo straniero.
la cultura della tolleranza prima e del riconoscimento degli altri è presupposto per qualsiasi confronto e per la costruzione di una società aperta all'intercultura,al dialogo,alla pace.tanto lavoro ancora per le scuole,per i gruppi sociali,per la politica....quanto cammino ancora sulla strada dell'utopia!!!!!!