domenica 26 settembre 2010

IL TRENO DEI DESIDERI


di Paola Silimbani (Presidente del Cidi di Forlì)


IL TRENO DEI DESIDERI
La scuola è ripartita …. su di un treno in corsa CHE NON SI SA DOVE ARRIVERA’.
Il problema è che su questo treno bisogna assolutamente salire, perché l’urgenza del cambiamento non può attendere, ma tu, docente, ti senti come se ti venisse chiesto di obliterare almeno 10 biglietti per una destinazione sconosciuta con l’incubo di aver perso la tua valigia.
Perché? Si riconosce nei provvedimenti ministeriali sulla scuola superiore l’ intento di rispondere al bisogno che la scuola debba diventare più seria ( obbligo scolastico, debiti, condotta,valorizzazione delle eccellenze, cittadinanza e costituzione). Obiettivi importanti che richiamano noi docenti ad un impegno di progettazione condivisa e di pianificazione rigorosa,( una rivoluzione copernicana nella scuola superiore da sempre autoreferenziale sul piano della didattica individuale!) ma se tutto questo non è supportato da una ricerca di senso legata al nuovo contesto educativo in cui si gioca l’insegnamento – apprendimento, la riforma rischia di rimanere ancora una volta un’operazione formale e, per quanto ci riguarda, di non sapere quale direzione prendere ( …. la destinazione del treno appunto!).
L’idea del riordino, cioè di mettere ordine dunque dove ordine non c’è, non è per niente rassicurante, perché questo non prefigura necessariamente la scuola di domani. Il rischio è che ci venga richiesto una estrema fatica di mettere sulla carta la proiezione di una scuola che non intercetti la traiettoria dei veri problemi, anche se è pur vero che Lisbona e l’Europa ci attendono al capolinea per una scuola di qualità e competitiva.
Forse bisogna intenderci su che cosa intendiamo per serietà .Penso ad una scuola in grado di rispondere ai problemi che la classe ci pone ogni giorno, soprattutto agli aspetti di una relazione educativa complessa che si confronta con le nuove frontiere di un’adolescenza che spiazza , che sembra più analfabeta ma più in grado di cavarsela di noi adulti per esempio nell’uso dei nuovi linguaggi, che nasconde fragilità sconcertanti e che sente la scuola come tangente al suo cammino. Quali risposte dare poi ad una scuola di tutti, handicap e stranieri compresi ?
Nel frattempo l’anno scolastico è iniziato senza dirigenti, le reggenze su più scuole sembrano essere la risposta all’efficienza, le classi scoppiano di alunni, monitorati in quantità gli stranieri, risparmio sul sostegno, i precari sul piede di guerra (unica soluzione per protestare di noi docenti è rifiutarci di programmare gite scolastiche ); si ammucchiano le carte della burocrazia proveniente dai vari Uffici scolastici.
Ma l’aspetto più surreale del nuovo “ordine” voluto dalla riforma è l’orario: Grande trovata! “meno ore ma più approfondimento”: ore da 60 minuti e niente sconti da 50. Segnalo solo due esempi :
Chi ha messo mano nei piani orari un po’ strabici, con l’occhio attento alle classi prime non si è preoccupato di riequilibrare le risorse della distribuzione delle cattedre e delle discipline: ad esempio nelle classi seconde dell’indirizzo commerciale gli studenti hanno 7 ore di scienze?!? Per fortuna c’è la flessibilità oraria e molta creatività nella capacità organizzativa dei docenti.
Dallle 8 alle 14: non c’è uno studente del circondario che arrivi a scuola in tempo, gli autobus non riescono a soddisfare nessuna scuola , le famiglie sono arrabbiate perché spendono fior di quattrini negli abbonamenti mentre il servizio è così scadente.
Non ci resta che sperare che il treno ci porti a destinazione , basterebbe alla fine di questo anno scolastico.