giovedì 17 marzo 2011

Per formare “insegnanti sufficientemente buoni”


Una due giorni a Bologna per riflettere sulla formazione (e sulla condizione) insegnante

Nei giorni 18-19 marzo, a partire da venerdì pomeriggio, nell’Aula magna della Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Bologna, si svolge un meeting che ospita esperti e insegnanti provenienti da tutta Italia, per affrontare le questioni connesse alle nuove modalità di formazione universitaria degli insegnanti e del loro “sviluppo professionale”. Da pochi giorni, infatti, è entrato in vigore il DM 249/2010 che dal prossimo anno accademico modifica in profondità i meccanismi di preparazione dei nuovi insegnanti, affidandoli all’Università (sia per la scuola primaria, che per la secondaria) e rafforzando la preparazione sulle discipline e sui metodi di insegnamento. Il percorso si allunga (3 anni di laura più 2 di laurea specialistica, più 1 anno di tirocinio abilitante; 5 anni a ciclo unico per la scuola dell’infanzia ed elementare) e viene prevista una fase transitoria per l’acquisizione dell’abilitazione. Di questo si parlerà nel convegno organizzato dalla Facoltà di Scienze della Formazione e dal Cidi, una delle più rappresentative associazioni professionali degli insegnanti, per mettere a fuoco le novità del nuovo modello, a partire dai laboratori professionali, dal tirocinio formativo “attivo”, dal più intenso rapporto tra Università e scuola, indispensabile per costruire professionalità adeguate ai nuovi bisogni dei ragazzi e dell’insegnamento: un percorso che in Emilia-Romagna vanta già prestigiose tradizioni sperimentali.
Il convegno, che si articola in tre sessioni (la formazione iniziale, la formazione in servizio, il riconoscimento di impegni e meriti), vuole proprio seguire passo passo un ideale curriculum della figura dell’insegnante: come viene preparato e reclutato, come la sua competenza può svilupparsi a contatto con la vita e le dinamiche della scuola (non si è mai “insegnanti per sempre”) e come, infine, è possibile riconoscere la qualità del lavoro e dell’impegno, senza suscitare inutili competizioni, ma per stimolare il miglioramento di tutto il corpo docente.
Su questi tre aspetti, strettamente correlati, i promotori del seminario (che si avvale anche dei patrocini dell’Ufficio Scolastico Regionale, della Regione, dell’IRRE e dell’Associazione Scuole autonome dell’Emilia-Romagna) hanno diffuso un documento preliminare, per avviare il confronto ed il dibattito –prima e dopo il convegno – anche attraverso un apposito sito sul web: http://forminsegnanti.scform.unibo.it/ . Molte le idee in discussione: rafforzare gli aspetti operativi e laboratoriali della prima formazione, incentivare le attività di ricerca didattica. Rendere obbligatoria la formazione in servizio, istituire un apposito fondo per ogni scuola che si impegna nell’innovazione sull’insegnamento e nella formazione del personale, con verifica anche esterna dei risultati.
Ne parleranno valenti studiosi, a partire dal Preside di Facoltà Luigi Guerra, animatore dell’iniziativa e interessato a sviluppare una nuova stagione di rapporti tra mondo della scuola e mondo dell’università, a Ivana Summa coordinatrice regionale del Cidi ed ad un ricco parterre di docenti universitari provenienti dalle Università di Milano, Verona, Urbino, Bologna e rappresentanti di docenti ed esperti provenienti da Torino, Firenze, Roma, Napoli. Previsto anche un fuori programma serale, venerdì all’osteria “Cantina Bentivolgio” (in zona universitaria), con un inedito duetto su “Come sono diventato insegnante”. Conclude la kermesse un confronto tra rappresentanti delle forze politiche e del mondo professionale. Previsto l’arrivo di esponenti del governo, tra cui il consigliere del Ministro all’istruzione Max Bruschi, e dell’opposizione.
Insomma, una ghiotta occasione, per essere informati su una novità destinata ad agire in profondità sulla condizione degli insegnanti italiani e che si innesta nel vivace dibattito suscitato dagli ultimi provvedimenti legislativi, non da tutti condivisi.